sabato 30 novembre 2013

SERVIZI ALLA PERSONA IN UNIONE E FUSIONE DEI COMUNI: PRENDIAMOCI IL TEMPO PER APPROFONDIRE, INFORMARE E DISCUTERE

Come di consueto anticipiamo per "gli amici" del nostro blog l'articolo che comparirà sulla rivista dell'Amministrazione "In Comune" a cura del gruppo consigliare di SEpCM

Come promesso sullo scorso Giornale comunale, voglio ripartire anche per questo articolo dalla Festa di Sinistra Ecologia per Castel Maggiore: al centro della discussione di uno dei dibattiti proposti in quell’occasione c’è stata infatti l’ipotesi di Fusione degli otto Comuni della Reno-Galliera in un Comune unico. Otto Comuni (distanti tra loro anche oltre 20 km), un territorio di oltre 300 km quadrati e una popolazione che supererebbe i 70.000 abitanti: questi alcuni numeri di una proposta che si annuncia complessa e delicata, per il momento unica a livello nazionale nella sua portata.

Se è vero che il nuovo grande Comune andrebbe ad assumere un importante ruolo nello scacchiere istituzionale provinciale e regionale e potrebbe rispondere con maggiore efficacia ai problemi finanziari e di personale che oggi gli Enti locali attraversano, lo è altrettanto il fatto che una fusione di queste proporzioni farebbe allontanare molto le Istituzioni e i servizi dai cittadini, oltre che comprimere gli spazi democratici e di rappresentanza. Quanto accaduto in Valsamoggia, dove al referendum consultivo sulla fusione ha preso parte meno del 50% degli aventi diritto e i “Sì” si sono affermati per un pugno di voti, con i Comuni di Bazzano e Savigno a maggioranza contrari, deve essere un campanello d’allarme e far accendere da subito i riflettori sull’informazione e sulla partecipazione attiva delle comunità coinvolte. In questo senso lo slittamento dell’intero percorso al prossimo mandato amministrativo è un primo elemento positivo che, quanto meno, consentirà alle persone di formarsi un’opinione e farla pesare all’interno di un percorso che dovrà essere realmente aperto e condiviso. In poche parole, non basterà chiedere ai cittadini “come” vogliono questa fusione, ma prima di tutto “SE” la vogliono.
La stessa possibilità di approfondimento e partecipazione andrebbe a nostro avviso garantita anche per un’altra operazione, proposta in un secondo momento e in procinto di essere sottoposta ai Consigli Comunali, vale a dire l’ipotesi di conferimento all’Unione Reno-Galliera dei servizi alla persona dei Comuni aderenti. Stante lo studio di fattibilità in discussione, a partire dal 1 luglio del 2014 i Servizi sociali, scolastici e culturali di 6 Comuni su 8 (tra cui Castel Maggiore) verrebbero trasferiti in capo all’Unione, così come accaduto di recente alla Polizia Municipale. Naturalmente con i servizi si sposterebbero anche i centri di decisione, trasferiti da organismi plurali e direttamente eletti dai cittadini come i Consigli Comunali alla Giunta dell’Unione composta dai Sindaci degli otto Comuni. In questo modo ciascun Comune vedrebbe fortemente ridimensionata la titolarità di scelta sugli unici servizi dove veramente è possibile mostrare chiaramente le proprie politiche in relazione allo specifico contesto territoriale. Prima di procedere ad un ulteriore conferimento secondo noi sarebbe necessario fare anche il punto della situazione sull’efficacia e l’efficienza dei servizi già passati all’Unione, confrontandosi con cittadini e dipendenti comunali per conoscere le loro opinioni e capire se i cambiamenti hanno raggiunto gli obiettivi che inizialmente ci si era prefissi. Se infine come sembra due Comuni importanti come Argelato e San Giorgio di Piano rimarranno fuori, l’operazione rischia di essere zoppa e non risultare utile come si potrebbe pensare.
Insomma, la questione è estremamente delicata e complessa, e pertanto noi pensiamo abbia bisogno di maggiore tempo rispetto ai pochi mesi che ci separano dalla fine del mandato e dalle elezioni, quando tra l’altro si insedieranno nuove Amministrazioni che secondo noi dovrebbero avere il diritto anche di ripensare o declinare diversamente un’operazione di questo rilievo. È importante che si sia iniziato a discutere adesso, ma ogni fuga in avanti rischierebbe di apparire come una forzatura e non darebbe modo di estendere la discussione al di fuori delle sedi più strettamente istituzionali.
Noi di Sinistra Ecologia per Castel Maggiore, condividendo la posizione manifestata da SEL a livello territoriale, non siamo pregiudizialmente contrari né ai rafforzamenti delle Unioni né tantomeno alle fusioni di Comuni, ma pensiamo che prima di arrivare a certe decisioni sia fondamentale il coinvolgimento in un percorso informativo e di partecipazione reale di tutti gli attori coinvolti e delle comunità che poi a quelle Istituzioni dovranno rivolgersi. Naturalmente abbiamo le nostre proposte, ma non avendo la verità in tasca le consideriamo un punto di partenza più che di arrivo. La politica deve fare la politica dandosi la possibilità di valutare tutte le alternative, mostrandosi aperta all’ascolto e pronta al dialogo, senza cedere a scorciatoie ispirate al solo principio del risparmio ma anzi tenendo fermo l’obiettivo di migliorare la qualità dei servizi.

Gianluca Ruotolo Consigliere Comunale Sinistra Ecologia per Castel Maggiore

giovedì 28 novembre 2013

Approvato o.d.g. presentato da SEpCM per l'abolizione legge Bossi-Fini e reato immigrazione clandestina

Durante la seduta di mercoledì 27 novembre il Consiglio Comunale, su proposta del gruppo Sinistra Ecologia per Castel Maggiore, ha approvato il seguente ordine del giorno con i voti di SEpCM e del PD. I Gruppi Consiliari IDV, PDL-Lega Nord e Lista Civica Insieme per Castel Maggiore si sono astenuti.

OGGETTO - appello al Governo e al Parlamento per l'immediata abolizione del reato di immigrazione clandestina introdotto dalla legge 94/2009, la modifica urgente del T.U. sull'Immigrazione (Dlgs 286/1998) con la revisione dei meccanismi di ingresso e l'abolizione delle norme previste dalla legge 189/2002 (Bossi/Fini)

RICHIAMATO
- l'art. 10 della Costituzione: “Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica secondo le condizioni stabilite dalla legge”;
PREMESSO CHE:
- il 3 ottobre 2013 nelle acque italiane prospicienti le coste del Comune di Lampedusa e Linosa (Ag) nei pressi dell’Isola dei Conigli si è consumata l'ennesima e più consistente strage di migranti nel mare italiano, morti nel tentativo di raggiungere la costa;
- l’11 ottobre a circa 70 miglia a sudest di Lampedusa, in acque maltesi, un barcone di immigrati si e' inabissato con un drammatico bilancio di 206 naufraghi e 34 corpi senza vita recuperati;
- queste tragedie si sommano alle centinaia occorse negli ultimi venti anni e che portano l’OIM – Organizzazione Mondiale – delle Migrazioni a stimare la cifra di 25.000 morti in venti anni nelle acque del Mar Mediterraneo;
CONSIDERATO CHE:
- attualmente la difficoltà di ottenere visti di ingresso per i paesi Europei e la mancanza di adeguati canali di migrazione legale alimentano i flussi clandestini e il traffico di esseri umani;
- la mancanza di una politica comune europea sulle migrazioni e sull’applicazione del diritto di asilo aggrava la gestione del fenomeno;
- in questo quadro la gestione dei flussi migratori verso il nostro paese attraverso i decreti si è rivelata fallimentare e non sufficiente per far fronte alle richieste di ingresso e al fabbisogno di mano d'opera;
- l'introduzione di norme restrittive sul ricongiungimento familiare e sulla possibilità di rilascio di visti per la ricerca di un lavoro ha reso ancora più difficile l'ingresso legale in Italia;
- la previsione del reato di immigrazione clandestina si è rivelata vessatoria e totalmente inutile al contenimento delle presenze irregolari;
RITENUTO CHE:
- sia indispensabile un’immediata iniziativa in campo europeo da parte del nostro Paese, con lo scopo di costruire “corridoi umanitari” sicuri che accompagnino le persone e le famiglie in fuga evitando nuove ed ulteriori tragedie;
- sia urgente porre in sede europea la richiesta di un'armonizzazione delle politiche migratorie per il rilascio dei visti, l'accoglienza, il riconoscimento del diritto di asilo;
- sia necessario rivedere la legislazione italiana in materia di migrazioni e asilo, con l'apertura di canali costanti di regolarizzazione che sottraggano gli esseri umani ai trafficanti e consentano l'ingresso regolare nel nostro Paese;
SI APPELLA
Al Parlamento Italiano, al Governo ed al Presidente del Consiglio dei Ministri affinché si agisca, senza dilazioni, per abolire la Legge 189/2002 Bossi-Fini, il reato di clandestinità e tutte le norme che limitano indebitamente i diritti fondamentali dei migranti, così come sono sanciti nella Carta Europea dei Diritti fondamentali
E INVITA
- Il Legislatore ad introdurre misure che garantiscano il diritto alla vita e alla dignità umana, consentendo attraverso un’equa regolamentazione differenti modalità di ingresso legale in Italia;
- il Governo Italiano a farsi immediato carico di aprire la questione nelle sedi istituzionali europee, chiedendo la sospensione di tutte le norme che impediscono la corretta rotta dei natanti, operando una radicale revisione della Convenzione di Dublino, per fare fino in fondo dell’immigrazione una questione europea e permettendo a chi entra in Italia di passare ad altri Paesi;

Gruppo Consiliare Sinistra Ecologia per Castel Maggiore

lunedì 25 novembre 2013

Il Comune per la Casa: un anno in trincea ma con tanti risultati

Il 2013 è stato davvero un annus horribilis per quanto riguarda il diritto all’abitare: se da un lato il Governo non ha prorogato il blocco degli sfratti, misura tampone e sicuramente non risolutiva ma necessaria di fronte ad un’emergenza abitativa ormai fuori controllo, e ha ben pensato di non introdurre nessuna forma di sostegno all’affitto, dall’altro grazie alla mobilitazione dei movimenti per la casa e degli inquilini sembra che qualcosa sia destinato a muoversi per il 2014. Non ci facciamo molte illusioni, anche perché le risorse di cui si è parlato (140 milioni suddivisi in due Fondi) rischiano di essere la classica goccia nel mare, ma tant’è.
Stante questo scenario nazionale e di fronte ad un disagio crescente, la palla come spesso accade è stata rimandata nel campo dei Comuni, quotidianamente in trincea per tentare di dare risposte ai cittadini più in difficoltà.Per quanto ci riguarda il 2013 è stato prima di tutto l’anno del passaggio della gestione del nostro patrimonio abitativo ad ACER, strumento con il quale abbiamo tentato di risolvere almeno una parte del blocco di ripristini e assegnazioni impostoci dal Patto di Stabilità. Grazie al lavoro del nostro Servizio Tecnico prima e dell’Azienda Casa poi, tra la primavera e l’estate sono tornati disponibili una serie di appartamenti che ci hanno consentito complessivamente di effettuare 9 assegnazioni e 1 cambio alloggio; 5 di queste sono state destinate agli inquilini di via Amendola 7 e 9, le cui abitazioni erano state dichiarate inagibili a seguito del terremoto, consentendo così alle famiglie interessate di porre fine ad una situazione temporanea ed emergenziale come quella che li vedeva sistemati presso alloggi popolari di proprietà del Comune di Bologna. I lavori di ripristino sul patrimonio ERP e non solo proseguiranno anche nei primi mesi del nuovo anno, con l’obiettivo di ridurre i 14 alloggi ancora indisponibili ad un numero fisiologico entro la fine del mandato.

Un altro strumento che il nostro Comune ha messo in campo, confermandolo per il quarto anno consecutivo, è il bando destinato alla concessione di contributi di 2.000 euro cadauno per il pagamento dell’affitto a lavoratori colpiti dalla crisi economica. Tra le oltre 30 domande pervenute spicca rispetto agli anni passati il dato molto preoccupante dell’aumento delle situazioni di disoccupazione, conseguenza spesso dell’arrivo al capolinea di procedure di cassa integrazione e mobilità, ma a volte sintomo di una condizione divenuta strutturale per l’impossibilità di ritrovare un’occupazione.

Consapevoli che con gli strumenti e le risorse a nostra disposizione rimane difficile riuscire a rispondere in particolare alle emergenze più gravi ed immediate -e l’ondata di sfratti che il nostro Servizio sociale sta fronteggiando senza soluzione di continuità dallo scorso luglio lo dimostra- abbiamo deciso di non fermarci qui: entro la fine del mandato riusciremo anche a dotarci di due appartamenti espressamente dedicati all’emergenza abitativa da mettere a disposizione contemporaneamente di una pluralità di nuclei.

Non basterà nemmeno questo, lo sappiamo, ma in un contesto come quello che viviamo ogni argine, per quanto piccolo e modesto che sia, serve ad impedire che le cose si complichino ulteriormente.

Federico Palma Assessore alle Politiche abitative Castel Maggiore

venerdì 15 novembre 2013

Tetto ai salari dei manager, la proposta di SEL ottiene la corsia d’emergenza….e l’OCSE le da ragione

«I dati Ocse sulle retribuzioni dei manager pubblici indicano quella realtà paradossale che Sinistra Ecologia Libertà ha denunciato da tempo e che riguarda anche i manager delle società’ private, delle banche e delle assicurazioni». Lo afferma la vicepresidente dei deputati di SEL on. Titti Di Salvo, firmataria della proposta di legge che fissa un tetto per i manager della P.A., delle partecipate, delle società quotate in borsa e di tutte le quelle che ricevono finanziamenti pubblici.
«Una tabella dell’Economist dice che i capi d’azienda in Italia sono pagati all’ora 957 dollari, in Germania 546, in Francia 616. Abbiamo ottenuto che entro 2 mesi arrivi in aula la nostra proposta di legge. Un provvedimento che mira a superare quel paradosso tutto italiano secondo il quale, mentre il Paese è in crisi, le aziende chiudono e sale la disoccupazione giovanile, continuano le retribuzioni faraoniche dei top manager senza nessun rapporto con le retribuzioni dei dipendenti (tra le più basse di Europa) e con la salute delle imprese. Il tetto per i manager pubblici di 302.000 euro, di cui parla il ministero della Funzione Pubblica replicando all’OCSE, è aggirato in diversi modi. La nostra proposta di legge evita le furbizie, estende il limite alle 33 aziende partecipate dallo Stato (ENI, Finmeccanica, Fs. ecc) e alle società che ricevono finanziamenti pubblici,pena la sospensione dei finanziamenti», conclude l’on. Titti Di Salvo.


Perché in Italia il taglio delle spese militari è un tabù inviolabile ?

«Siamo davvero dentro una crisi travolgente che riguarda non solo l’economia ma anche i valori su cui si fonda la nostra società. E’ incredibile allora dover accettare come un dato normale il fatto che in Italia si spendano 70 milioni di euro al giorno, ovvero 26 miliardi di euro all’anno per il settore militare del Paese, e non poter discutere del fatto che invece sia normale tagliare la vita di chi è povero, è anziano, è precario, colpendo servizi ed assistenza».
Lo afferma Nichi Vendola, presidente di Sinistra Ecologia Libertà, parlando con i cronisti a Montecitorio dove da ieri è in corso l’ostruzionismo di SEL e M5S sul decreto missioni. «Le spese militari sono un tabu’ inviolabile – prosegue il leader di Sel – invece i diritti sociali sopratutto delle persone più vulnerabili, quelli possono essere messi nel dimenticatoio. Ci ribelliamo, e pensiamo che in epoca di scarsità di risorse, bisogna cominciare a tagliare le spese militari. La pace non è una retorica – conclude Vendola – la pace deve diventare una politica, in Italia».