mercoledì 17 febbraio 2016

CONGRESSO A.N.P.I.

Ricordiamo ai cittadini di Castel Maggiore, che sabato 20 febbraio nella sala della Resistenza presso la Casa del Popolo in piazza Pace n°9, dalle ore 15.00 si terrà l'assemblea Congressuale dell'ANPI.

Manteniamo ben saldi gli ideali ed i valori che i nostri partigiani hanno saputo fino ad ora tramandarci, la partecipazione di tutti i cittadini che si rispecchiano in Loro, come antifascisti e costruttori di una Costituzione attenta alla salvaguardia dei diritti e doveri dei cittadini, è ovviamente benvenuta.

Per ulteriori informazioni visitate il blog dell'A.N.P.I di Castel Maggiore


Castel MaggioreSiCura

Sabato 13 febbraio presso la Sala del Consiglio Comunale si è tenuta la cerimonia di consegna degli attestati di partecipazione al corso di formazione degli Assistenti Civici, alla presenza del Sindaco Belinda Gottardi, dell'Assessore alla Partecipazione, Sicurezza e Legalità Federico Palma, del Comandante della Polizia Municipale Reno Galliera Massimiliano Galloni, del responsabile del Reparto PM di Castel Maggiore Alessandro Tartari e del Responsabile del Settore Affari Generali Roberto Zanella.

24 cittadini, uomini e donne di diverse età e professioni, hanno scelto di donare parte del loro tempo alla comunità ed hanno portato a termine questa prima esperienza formativa e da marzo inizieranno ad essere impegnati sul territorio, con compiti di segnalazione di ogni tipo di problematica agli uffici competenti.
Obiettivo è promuovere l'educazione alla convivenza, rispetto della legalità, mediazione dei conflitti, dialogo con le persone, integrazione e inclusione sociale, con una presenza che è aggiuntiva e non sostitutiva della Polizia locale.

Il Sindaco ha ringraziato i cittadini che hanno aderito alla proposta dell’Amministrazione comunale di istituire a Castel Maggiore il corpo degli Assistenti Civici e rinnovato l’apprezzamento per la frequenza e l’impegno con cui hanno preso parte al relativo corso di formazione curato dalla Polizia Municipale Reno Galliera

Molto soddisfatto l’Assessore Federico Palma: «Ancora una volta la comunità di Castel Maggiore si dimostra attenta e ricettiva nei confronti delle proposte tese a valorizzare il protagonismo della cittadinanza. Mai come oggi la cura e la vivibilità del territorio in cui si vive deve essere percepita come un bene comune e come tale va gestita, in collaborazione tra cittadini, Istituzioni, Associazioni e Forze dell’ordine. Attraverso l’esperienza degli Assistenti Civici le persone potranno darsi da fare in prima persona per contribuire al benessere della Città e alle sue sicurezze (sicurezza urbana in senso stretto, ma anche sicurezza sociale, ambientale e viabilistica), rifuggendo la logica delle ronde o degli sceriffi fai da te per abbracciare quella di un corpo di volontari a servizio della comunità».

venerdì 12 febbraio 2016

Referendum trivelle, in gioco modelli di sviluppo e interessi locali

Il Consiglio dei ministri ha fissato il referendum sullo stop alle trivelle: la consultazione si terrà il 17 aprile quindi non insieme alle amministrative, in un election day che avrebbe tra l'altro fatto risparmiare centinaia di milioni di euro ai cittadini.
Ecco il “volto fossile” del governo. Il tentativo è dimettere i bastoni tra le ruote al referendum, dopo aver cercato in tutti i modi di svuotarlo di contenuti. Tecnicamente si voterà solo sulla durata delle concessioni attive all'interno delle 12 miglia dalla costa, perché il governo è riuscito a devitalizzare gli altri quesiti con norme che hanno modificato il quadro sottoposto al vaglio dei giudici, ma il senso della consultazione è evidente e, comunque vada, dalle urne uscirà un messaggio chiaro. Del resto andò così anche nel 1987, all'epoca del primo referendum sul nucleare in cui formalmente si discuteva solo di incentivi ai Comuni che accettavano le centrali e degli investimenti dell'Enel all'estero, ma di fatto si votava su una politica energetica che aveva una larghissima maggioranza parlamentare e che uscì battuta dal voto popolare.
Il partito pro trivelle “ci prova”: i giacimenti sono lì, perché non usarli?
Ma è il contesto che li spiazza. Il mese scorso a Parigi si è conclusa con un consenso unanime la conferenza sul clima delle Nazioni Unite che ha affermato l'obiettivo di mantenere la crescita della temperatura del pianeta ben sotto i due gradi.Gli scienziati hanno spiegato che non c'è modo di raggiungere questo obiettivo, indispensabile per evitare una devastante accelerazione del cambiamento climatico, senza tagliare in modo rapido e radicale l'uso dei combustibili fossili. Si calcola che i due terzi delle riserve conosciute debbano restare sottoterra se si vuole dare stabilità all'atmosfera. A queste preoccupazioni si sommano quelle degli operatori turistici, dei pescatori, degli agricoltori che temono l'effetto boomerang delle trivelle sulla loro attività.
I nuovi pozzi darebbero un vantaggio economico reale e duraturo? E a che prezzo ambientale? Quanta parte di questo eventuale beneficio resterebbe in Italia?

Ad aprile 2015 le compagnie petrolifere che hanno presentato richieste di permesso di prospezione e di ricerca erano in tutto 17 di cui 5 britanniche , 3 australiane, 2 norvegesi, 1 irlandese, 1 statunitense. Spesso piccole società che realizzano un vantaggio perché se ottengono il permesso il loro titolo guadagna qualche punto in Borsa.

Quella del petrolio è una ricetta vecchia che oltretutto non porta guadagni ai territori che subiscono le trivellazioni. Una crescita dell'estrazione di idrocarburi dal territorio nazionale era stata in realtà già prevista tre anni fa dalla Sen (Strategia energetica nazionale) che però aveva aggiunto un dato importante: arrivando a un aumento del 148 per cento di greggio, le riserve nazionali si esaurirebbero in 10 anni. Secondo i calcoli di Legambiente, se usassimo solo il petrolio nazionale le riserve nascoste sotto i fondali marini finirebbero in 50 giorni. E per quanto riguarda il gas, più concentrato nell'Adriatico settentrionale, i numeri sono ancora più piccoli. "Se vogliamo ridurre la bolletta energetica degli italiani è meglio pensare ad altro", osserva il direttore di Legambiente Stefano Ciafani. "Ad esempio a sostenere l'industria nazionale delle rinnovabili, che ha creato oltre 100 mila posti di lavoro e fornisce circa il 40% dell'elettricità. O a spostare una quota di traffico dalla gomma al ferro, smettendo di regalare ogni anno 400 milioni di euro all'autotrasporto".

mercoledì 3 febbraio 2016

USA, il solare produce più posti di lavoro del petrolio

Il crollo del greggio sotto i 30 dollari ha avuto sicuramente il suo peso. Ma sarebbe riduttivo attribuirne il merito soltanto al calo del prezzo del petrolio, pur significativo. In realtà, quanto sta accadendo nel settore dell'energia negli Stati Uniti è il frutto delle scelte avviate negli Stati Uniti con l'amministrazione Obama, che ha intuito - e assecondato - i cambiamenti economici e tecnologici già in atto. E' questo il quadro in cui leggere la notizia riportata da uno studio della Solar Foundation, una organizzazione non governativa che promuove la green economy, intitolato "National Solar Job Census": vi si legge che negli Stati Uniti, per la prima volta nel 2015, i lavoratori del settore fotovoltaico hanno superato quelli impegati nel settore oil&gas. In particolare, il numero degli occupati nelle imprese che sviluppano la tecnologia solare dei pannelli al silicio è cresciuto, negli ultimi dodici mesi, di un ulteriore 20 per cento, lo stesso dato dei due anni precedenti. Una progressione che ha portato il totale degli occupati a quota 210mila. Lo scorso anno, invece, i dipendenti del settore oil&gas sono andati in calo: la stima di Solar Foundation parla di 13.800 posti di lavoro in meno, visto che ha fine dicembre erano scesi a 187mila.
Un successo, quello del solare che appare ormai inarrestabile: basti pensare che il totale dei lavoratori del fotovoltaico supera del 75% gli impiegati nel business dell'estrazione del carbone. Coma ha fatto notare il sito specializzato QualEnergia, l'aumento dei posi di lavoro è legata, in particolare, all'installazione dei pannelli, segno che il settore è in continua espansione: dai 44mila installatori del 2010 si è ora arrivati a circa 120mila, più della metà di tutta la filiera del fotovoltaico. La crescita è prevista in aumento anche nel 2016, quando il mercato statunitense è destinato a consolidare la sua posizione di leader mondiale alle spalle della sola Cina, con 13 gigawatt di nuova potenza installata. Questo, ovviamente, significa che ci sarà un aumento ulteriore di posti di lavoro negli Usa: nel corso del 2016 dovrebbero salire di altre 30mila unità, arrivando a sfiorare quota 240mila. Quello che avviene negli Usa, non è di certo un fatto isolato. Secondo un rapporto pubblicato nel 2015 dall'International Renewable Energy Agency (IRENA), sono 7,7 milioni le persone impiegate in tutto il mondo nel settore delle energie rinnovabili. Rispetto all'anno precedente sono aumentati del 18%, da 6,5 a 7,7 milioni. A questa cifra vanno inoltre aggiunti 1,5 milioni di posti di lavoro del settore idroelettrico, prima stima ufficiale di sempre del settore. La crescita è dovuta, principalmente, dalla diminuzione dei costi della tecnologia, che ha permesso di creare nuovi posti di lavoro nel settore delle installazioni, degli interventi e della manutenzione. Il settore del fotovoltaico si rivela come quello con il maggior numero di persone impiegate, circa 2,5 milioni, seguito dai biocarburanti, 1,8 milioni, e dall’energia eolica, che ha superato quest’anno per la prima volta la quota di 1 milione.

Fonte Repubblica.it 16/01/2016

Ecco serviti quelli che continuano a raccontare che ambiente e posti di lavoro non vanno d'accordo... Altro che autostrade e trivelle !