martedì 17 giugno 2014

L'ANPI IN FESTA !

L'ANPI nei prossimi giorni è in festa. Dal 19 al 22 Giugno 2014 presso il parco delle Caserme Rosse in via di Corticella 147/2 a Bologna si svolgerà la prima festa provinciale dell'ANPI.

Una bella occasione per assistere a eventi musicali, vedere mostre, ascoltare letture e partecipare a dibattiti.

Senza sottrarsi alla possibilità di "gratificarsi" con il ricchissimo menù del Ristorante 25 Aprile o, per chi tira tardi, con un gustoso spizzico alla meno formale Osteria Bianconcini,luogo ideale per quattro chiacchiere con gli amici.

Niente è più attuale di essere Antifascisti, niente è più attuale di "far vivere" la Costituzione.

mercoledì 11 giugno 2014

Per Enrico, con Enrico

“I partiti di oggi sono soprattutto macchine di potere e di clientela: scarsa o mistificata conoscenza della vita e dei problemi della società e della gente, idee, ideali, programmi pochi o vaghi, sentimenti e passione civile, zero. Gestiscono interessi, i più disparati, i più contraddittori, talvolta anche loschi, comunque senza alcun rapporto con le esigenze e i bisogni umani emergenti, oppure distorcendoli, senza perseguire il bene comune. La loro stessa struttura organizzativa si è ormai conformata su questo modello, e non sono più organizzatori del popolo, formazioni che ne promuovono la maturazione civile e l’iniziativa: sono piuttosto federazioni di correnti, di camarille, ciascuna con un “boss” e dei “sotto-boss”.”

Enrico Berlinguer

Oggi ricorrono 30 anni dalla morte di Enrico Berlinguer avvenuta l’11 Giugno del 1984. Circa tre anni prima la definizione “questione morale” irrompeva sulla scena. Era infatti il 28 luglio del 1981, quando Enrico Berlinguer rilasciava questa intervista a Eugenio Scalfari. Un’intervista destinata a fare epoca e che oggi vi riproponiamo integralmente.

I Partiti sono diventati macchine di potere Intervista ad Enrico Berlinguer, di Eugenio Scalfari, La Repubblica, 28 luglio 1981

I partiti non fanno più politica. Politica si faceva nel ‘ 45, nel ‘ 48 e ancora negli anni Cinquanta e sin verso la fine degli anni Sessanta. Grandi dibattiti, grandi scontri di idee, certo, scontri di interessi corposi, ma illuminati da prospettive chiare, anche se diverse, e dal proposito di assicurare il bene comune. Che passione c’era allora, quanto entusiasmo, quante rabbie sacrosante! Soprattutto c’era lo sforzo di capire la realtà del paese e di interpretarla. E tra avversari ci si stimava. De Gasperi stimava Togliatti e Nenni e, al di là delle asprezze polemiche, ne era ricambiato.

La passione è finita? La stima reciproca è caduta?
Per noi comunisti la passione non è finita. Ma per gli altri? Non voglio dar giudizi e mettere il piede in casa altrui, ma i fatti ci sono e sono sotto gli occhi di tutti. I partiti di oggi sono soprattutto macchine di potere e di clientela: scarsa o mistificata conoscenza della vita e dei problemi della società e della gente, idee, ideali, programmi pochi o vaghi, sentimenti e passione civile, zero. Gestiscono interessi, i più disparati, i più contraddittori, talvolta anche loschi, comunque senza alcun rapporto con le esigenze e i bisogni umani emergenti, oppure distorcendoli, senza perseguire il bene comune. La loro stessa struttura organizzativa si è ormai conformata su questo modello, e non sono più organizzatori del popolo, formazioni che ne promuovono la maturazione civile e l’iniziativa: sono piuttosto federazioni di correnti, di camarille, ciascuna con un “boss” e dei “sotto-boss”. La carta geopolitica dei partiti è fatta di nomi e di luoghi. Per la Dc: Bisaglia in Veneto, Gava in Campania, Lattanzio in Puglia, Andreotti nel Lazio, De Mita ad Avellino, Gaspari in Abruzzo, Forlani nelle Marche e così via. Ma per i socialisti, più o meno, è lo stesso e per i socialdemocratici peggio ancora…

Lei mi ha detto poco fa che la degenerazione dei partiti è il punto essenziale della crisi italiana.
È quello che io penso.

Per quale motivo?
I partiti hanno occupato lo Stato e tutte le sue istituzioni, a partire dal governo. Hanno occupato gli enti locali, gli enti di previdenza, le banche, le aziende pubbliche, gli istituti culturali, gli ospedali, le università, la Rai Tv, alcuni grandi giornali. Per esempio, oggi c’è il pericolo che il maggior quotidiano italiano, il Corriere della Sera, cada in mano di questo o quel partito o di una sua corrente, ma noi impediremo che un grande organo di stampa come il Corriere faccia una così brutta fine. Insomma, tutto è già lottizzato e spartito o si vorrebbe lottizzare e spartire. E il risultato è drammatico. Tutte le “operazioni” che le diverse istituzioni e i loro attuali dirigenti sono chiamati a compiere vengono viste prevalentemente in funzione dell’interesse del partito o della corrente o del clan cui si deve la carica. Un credito bancario viene concesso se è utile a questo fine, se procura vantaggi e rapporti di clientela; un’autorizzazione amministrativa viene data, un appalto viene aggiudicato, una cattedra viene assegnata, un’attrezzatura di laboratorio viene finanziata, se i beneficiari fanno atto di fedeltà al partito che procura quei vantaggi, anche quando si tratta soltanto di riconoscimenti dovuti.

Lei fa un quadro della realtà italiana da far accapponare la pelle.
E secondo lei non corrisponde alla situazione?

Debbo riconoscere, signor Segretario, che in gran parte è un quadro realistico. Ma vorrei chiederle: se gli italiani sopportano questo stato di cose è segno che lo accettano o che non se ne accorgono. Altrimenti voi avreste conquistato la guida del paese da un pezzo.
La domanda è complessa. Mi consentirà di risponderle ordinatamente. Anzitutto: molti italiani, secondo me, si accorgono benissimo del mercimonio che si fa dello Stato, delle sopraffazioni, dei favoritismi, delle discriminazioni. Ma gran parte di loro è sotto ricatto. Hanno ricevuto vantaggi (magari dovuti, ma ottenuti solo attraverso i canali dei partiti e delle loro correnti) o sperano di riceverne, o temono di non riceverne più. Vuole una conferma di quanto dico? Confronti il voto che gli italiani hanno dato in occasione dei referendum e quello delle normali elezioni politiche e amministrative. Il voto ai referendum non comporta favori, non coinvolge rapporti clientelari, non mette in gioco e non mobilita candidati e interessi privati o di un gruppo o di parte. È un voto assolutamente libero da questo genere di condizionamenti. Ebbene, sia nel ’74 per il divorzio, sia, ancor di più, nell’81 per l’aborto, gli italiani hanno fornito l’immagine di un paese liberissimo e moderno, hanno dato un voto di progresso. Al nord come al sud, nelle città come nelle campagne, nei quartieri borghesi come in quelli operai e proletari. Nelle elezioni politiche e amministrative il quadro cambia, anche a distanza di poche settimane.


lunedì 9 giugno 2014

Nuovo Consiglio Comunale di Castel Maggiore: si parte !

Mercoledì 11 giugno alle ore 18.00 è convocato presso la sede Municipale di Piazza Amendola 1 il primo Consiglio Comunale della nuova legislatura. Tra le altre cose, all'ordine del giorno ci sarà l'insediamento ufficiale del Sindaco e del Consiglio Comunale.
Buon lavoro a tutte e a tutti e in particolare ai nostri Federico e Marisita!



Vi ricordiamo che le sedute del Consiglio Comunale sono pubbliche e aperte:


giovedì 5 giugno 2014

Le 10 crepe del decreto degli 80 euro

1. Non per tutti: fuori incapienti, disoccupati, pensionati Come è noto sono fuori, da questo beneficio, le categorie più povere e bisognose: circa 6 milioni di persone. Per ogni italiano contento, ce n'è almeno un altro (precario, pensionato, ecc.) imbufalito. Un provvedimento rivolto alle classi sociali più basse avrebbe combattuto la povertà estrema ed avuto effetti macroeconomici più significativi (pochi soldi in più a chi ne ha pochi vengono spesi subito, ma non è detto che succeda lo stesso se dati a chi sta un po' meglio). Il governo ha promesso che lo farà nel 2015. Per il momento è un annuncio.

2. Una tantum (per ora) ma non per le imprese Allo stato attuale l'impegno è solo per il 2014. Per il 2015, il governo ha detto che dovrà pensarci la legge di stabilità di ottobre. Però è da notare che nel decreto IRPEF, mentre il vantaggio per i lavoratori è una tantum, solo per il 2014, il vantaggio per le imprese (riduzione aliquota Irap) è contabilizzato -stabilizzandolo- non solo per il 2014, ma anche per il 2015 ed il 2016. Una tantum per i lavoratori, ma non per le imprese.

3. Effetti macroeconomici nulli Il DEF, dice che l'effetto sul PIL di questa misura è dello +0,1%. Alcuni istituti indipendenti dicono che l'effetto è nullo mentre secondo altri ha un impatto negativo. Infatti l'effetto positivo del taglio delle tasse è compensato dal taglio della spesa, che ha un effetto negativo sul PIL. E -come ci dicono anche qui i manuali- il "moltiplicatore " della spesa in investimenti è superiore a quello del taglio delle tasse.

4. Nessun effetto redistributivo Maggiore reddito per la fascia individuata (lavoro dipendente e assimilato, ceto medio) non viene ottenuto grazie ad una distribuzione della ricchezza dai redditi più alti o dai grandi patrimoni, ma attraverso -in buona parte- una riduzione della spesa che sostanzialmente ha effetti su prestazioni e servizi (regioni ed enti locali) di cui la stessa fascia sociale beneficiaria del provvedimento è fruitrice. Questo sarà soprattutto vero dal 2015 in poi -se il provvedimento sarà stabilizzato- perché ottenuto tutto con la spending review.

5. Coperture traballanti e dannose Quasi la metà delle coperture sono una tantum (rivalutazione quote Banca d'Italia, pagamento Iva delle imprese creditrici della Pubblica Amministrazione) e una parte (2 miliardi e 100 milioni) colpisce le spese di regioni, enti locali ministeri. L'ufficio studi del Senato - come è noto - ha espresso profonde critiche sulle coperture individuate dal governo. Le entrate dell'IVA legate alla liquidazione dei debiti della Pubblica Amministrazione non rappresentano nuove risorse, ma solo un anticipo per i prossimi anni. C'è poi l'Irap: secondo i tecnici del Senato ci sarà un minor gettito rispetto ai due miliardi previsti. Difficili anche i due miliardi previsti come risultato del contrasto all'evasione per il 2015: "non è stata fornita alcuna informazione in merito a eventuali strumenti o metodologie che si ipotizza di utilizzare per il raggiungimento dell'obiettivo", dicono i tecnici del Senato. Un po' come faceva Tremonti.

6. Tagli ai servizi dei cittadini: meno welfare Com'è noto il decreto prevede 2,1 miliardi di tagli a enti locali, regioni e ministeri. Gravissimo. Questo significa tagli ai servizi e alle prestazioni e ai servizi dei cittadini. Ognuno si arrangerà come può: chi ridurrà l'illuminazione, chi abbasserà la temperatura dei riscaldamenti, chi taglierà i finanziamenti alle associazioni, chi ridurrà la manutenzione delle strade, chi farà meno iniziative culturali, chi ridurrà il finanziamento all'assistenza specialistica ai disabili e alla sanità. Il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, ha dichiarato che gli 80 euro vanno bene "purché non importino drastici tagli alla Pubblica Amministrazione". Proprio di questo si tratta. La Regione Puglia, a causa di questo decreto, dovrà tagliare 46,6 milioni dal suo bilancio.

7. Tolte altre risorse ai comuni delle zone agricole e montane L'esenzione dall'IMU per le piccole aziende agricole delle zone collinari e montane viene ridotta di 350 milioni di euro. Ma il gettito non va ai Comuni bensì all'erario. Così non solo si penalizzano le piccole aziende agricole delle zone interne la cui funzione di salvaguardia del territorio andrebbe valorizzata e sostenuta, ma si sottraggono le risorse dovute ai Comuni.

8. Tagli alla RAI e nuove tasse ai cittadini Vengono tolti alla RAI 150milioni: che poi sia arrangi vendendo RaiWay, se ce la fa. Il problema non è la giusta lotta agli sprechi, ma il licenziamento dei lavoratori (a partire dai precari), con questi tagli probabile. Poi c'è la tassa sul rilascio dei passaporti che passa da 40 a 73 euro. Poi ce n'è una nuova: una tassa di 300 euro per chi ottiene "il riconoscimento della cittadinanza italiana". Infine, altra sorpresa per 25milioni di piccoli risparmiatori e correntisti italiani: la tassa sugli utili dei conti correnti passa dal 20 al 26%.

9. Coperture future improbabili La Banca d'Italia ci ha detto che per il 2015 servono oltre 14 miliardi per finanziare questa misura, includendo l'allargamento agli incampienti. A queste risorse vanno quelle che sicuramente dovremo reperire per gli "sforzi aggiuntivi" che ci chiede Bruxelles: tra gli 8 e i 10 miliardi. Poi, servono i soldi - che si mettono in legge di stabilità - per misure inderogabili, quali la CIG, il 5 per mille, le missioni militari all'estero, ecc. In tutto, a seconda delle stime, una somma intorno ai 25 miliardi di euro. Renzi prevede di trovare tutti questi soldi dalla spending review di Cottareli per il il 2015 (17 miliardi), ma anche con la crescita. Ma quale? Va ricordato che nel 2014, l'obiettivo di Cottarelli è stato già abbassato di circa il 25%. Se avvenisse lo stesso anche nel 2015, sarebbero disponibili poco più di 12 miliardi e ne mancherebbero molti altri. I 2miliardi da lotta all'evasione fiscale sono virtuali, dicono i tecnici del Senato.

10. Benefici degli 80 euro compensati da altre tasse I benefici degli 80 euro sono compensati da nuove tasse o mancati introiti. Aumento della tassazione sulla prima casa (+60% rispetto al 2013, secondo Banca d'Italia), aumento della tassazione sui conti correnti, aumento addizionali Irpef comunali e regionali (a causa dei tagli dei trasferimenti), mancati aumenti contrattuali per il pubblico impiego a causa del blocco degli ultimi cinque anni e dei prossimi tre comportano benefici dubbi dal complesso di questa misura. Il tutto potrebbe essere a somma zero, o addirittura con un segno negativo. Le nuove tasse - ha calcolato la UIL - si mangeranno nei prossimi otto mesi oltre il 40 per cento del bonus degli 80: dei 640 euro in più si dovranno sottrarre 278 euro (Tasi più addizionali comunali Irpef). Ciò significa la riduzione al 56% dei benefici. Se a tutto ciò si aggiungono gli effetti dei tagli agli enti locali, allora la beffa è certa.

Quindi bene gli 80 euro, ma tutto il resto? È un po' un mezzo disastro: tagli drastici agli enti locali e e ai servizi e tante imposte indirette, effetti redistributivi e macroeconomici quasi nulli. Teniamo conto che l'aumento del PIL previsto dal governo (+0,8%) è già nel libro dei sogni. Ce lo dicono l'Istat e l'OCSE e la Commissione europea lo ha già abbassato allo 0,6%. Per il primo trimestre 2014 (dati Istat) siamo già allo - 0,1%. La speranza di finanziare in futuro i provvedimenti con la crescita è dunque un'illusione. Rimane la ricetta Cottarelli: privatizzazioni e altri tagli al pubblico impiego, al welfare e agli enti locali. E rimane quello che ha dichiarato Padoan al festival di Trento: "sono a favore dell'aumento dell'età pensionabile".

Non proprio una mossa anti-austerità.

Giulio Marcon Deputato indipendente di SEL. Fondatore campagna Sbilanciamoci

domenica 1 giugno 2014

FESTA DELLA REPUBBLICA

Sinistra Ecologia per Castel Maggiore sarà presente e vi invita a "vivere insieme" questo importante appuntamento.

Programma della manifestazione:

Lunedì 2 Giugno 2014, ore 10.00 - Piazza della Pace partenza della sfilata del Volontariato e dell’Associazionismo di Castel Maggiore

Ore 10.30 Parco delle Staffette Partigiane – Via Lirone Cerimonia di Onore ai Caduti - Discorso del Sindaco - Proclamazione delle benemerenze civiche 2014

Riportiamo, in occasione di questa fondamentale ricorrenza, alcune considerazioni dell'A.N.P.I.

Abbiamo il dovere di impiegare tutto il coraggio e la forza delle nostre idee per conservare fino in fondo i princìpi, i valori e la struttura di fondo di una Costituzione che i costituenti vollero destinata a durare e a garantire nel tempo l’esercizio dei diritti di tutti, come vuole la democrazia. L’ANPI vuole informare i cittadini che oggi:
  • nella politica governativa si sta privilegiando il tema della governabilità (pur rilevante) rispetto a quello della rappresentanza (che è di fondamentale e imprescindibile importanza);
  • si continua nel cammino anomalo in cui è il Governo che assume l’iniziativa in tema di riforme costituzionali e pretende di dettare indirizzi e tempi al Parlamento;
  • è giusto superare il cosiddetto bicameralismo “perfetto”, ma occorre farlo mantenendo appieno la sovranità popolare, così come espressa fin dall’art.1 della Costituzione e garantendo una rappresentanza vera ed effettiva dei cittadini, nelle forme più dirette; il Senato, dunque, non va “abolito”, né eliminata l’elettività della parte maggiore dei suoi componenti da parte dei cittadini; la maggior parte dell’attività legislativa può essere assegnata alla Camera, così come il voto di fiducia al Governo; ma vanno individuate nel contempo forme di partecipazione e tipi di intervento da parte del Senato, così come previsto in molti dei modelli già esistenti in altri Paesi;
  • tutto questo può essere realizzato agevolmente, anche con una consistente riduzione di spese, non solo unificando la gran parte dei servizi delle due Camere, ma anche riducendo il numero dei parlamentari, sia della Camera che del Senato;
  • concentrare tutti i poteri su una sola Camera, per di più composta anche col premio di maggioranza, lasciando altri compiti minori a un organismo non elettivo, non risponde affatto al disegno costituzionale, dotato di una sua intima coerenza proprio perché fatto di poteri e contropoteri e di equilibri estremamente delicati.