lunedì 20 febbraio 2017

ROTTAMARE PER ARRETRARE

Ritorna la rubrica "Il Lampadiere", con una riflessione di estrema attualità

Una delle ragioni del successo di Renzi per l’aggregazione attorno a sé di tanta parte dei personaggi che, in precedenza, occupavano posizioni di secondo e terzo livello nel PD, sta in due fattori che si integrano. Il primo è la semplificazione. La massima semplificazione dei concetti e del linguaggio fino alla banalità. In altre parole: avere fatto credere che la complessità della politica non è un dato oggettivo; ossia dovuto alla complessità della realtà; ma alla forma mentis delle precedenti classi dirigenti del PD (e del paese). Eliminate loro, la semplificazione era cosa fatta. Ecco perché la rottamazione. La rottamazione era anche il modo per fare spazio alle nuove componenti emarginando le precedenti con la motivazione della loro incapacità. Sembra però che la nuova élite si sia resa sempre più conto (a parte alcuni più presuntuosi degli altri) che le cose sono più difficili di quanto presunto e quindi sono costretti sempre più a nascondere la loro scarsa preparazione dietro il leader e la sua logorrea oltre a cercare, all’esterno del loro entourage, le cause delle difficoltà e degli scarsi successi. Del resto è noto che la colpa è sempre degli altri. Rottamare Bersani per poi farsi sostenere da Alfano e Verdini (dopo averci provato con Berlusconi; vedi patto del Nazzareno) non è il massimo della coerenza, ne’ della politica di sinistra. Anche i risultati non sono stati esaltanti. Il voto del 4 dicembre (referendum) ha messo in crisi il progetto. Vedremo gli sviluppi.

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